Gli anni giovanili di Luigi Nono


Per un ritratto di Nono da giovane: sette interviste


Sara Gennaro


L'obiettivo di ottenere un quadro più completo possibile dei primi vent'anni di Nono, raccogliendo attraverso lo strumento dell'intervista informazioni altrimenti difficilmente reperibili 1, ha costituito la spinta iniziale per questo lavoro, che mi ha portato ad incontrare nel corso dell'autunno 2004 alcune persone vicine al compositore negli anni dell'infanzia e della giovinezza. L'intenzione di partenza era dunque quella di ampliare la conoscenza di fatti già noti e di acquisire eventuali elementi nuovi sul periodo giovanile del compositore. Nel corso del lavoro, dietro al ritratto è emerso però in maniera sempre più rilevante lo sfondo, ovvero un'atmosfera, quella familiare, e un contesto, quello sociale e storico, che è possibile rintracciare nelle parole delle persone che hanno condiviso con Nono molte esperienze di quegli anni. La ricerca si è dunque sviluppata su un doppio binario, quello di una ricostruzione biografica accurata, e quello di uno sfondo in cui questa acquistasse maggior senso e profondità. Al fine di ottenere informazioni precise sulla biografia di Nono, lasciando tuttavia ampio spazio anche all'emergere di ricordi capaci di restituire in maniera più vivida il contesto in cui le esperienze hanno avuto luogo, la memoria degli intervistati è stata ‘setacciata' con una rete a maglie piuttosto larghe. Si è scelto perciò di costruire le interviste intrecciando alcuni temi di ampio respiro: la famiglia, la vita quotidiana e le relazioni sociali, l'istruzione, la musica, la cultura, il rapporto con gli eventi storici e politici. Questi stessi temi organizzano il racconto biografico che segue.


I colloqui si sono svolti a casa degli intervistati, tutti più o meno coetanei di Nono, sotto forma di interviste aperte. La prima persona intervistata è stata Nuria Schoenberg Nono, moglie del compositore e presidente dell'Archivio Luigi Nono. L'intervista ha avuto un carattere di orientamento generale, perché Nuria non è stata testimone degli anni giovanili: ha conosciuto Nono, già trentenne, nel 1954. Tuttavia ha saputo indicare nomi e tracce utili. Rina Nono (1921), sorella maggiore, è stata una fonte essenziale per ricostruire la vita familiare e non solo. Sono stati poi intervistati: Albano Pivato 2 (1921), compagno di università del compositore e poi marito della sorella Rina, che ha avuto un ruolo importante per Nono soprattutto durante il periodo della guerra; Liliana Castelli (1915), cugina di primo grado di Nono per parte di madre; e tre amici d'infanzia o di gioventù: Carlo Berghinz (1923), amico degli anni del Liceo e dell'Università, e testimone di nozze di Nono e Nuria Schoenberg; Ennio Gallo (1923), che è poi lo scrittore che si firma Paolo Barbaro, compagno di giochi d'infanzia ma anche amico degli anni successivi; e Giuseppe Piva (1919), figlio dei custodi della villa di famiglia a Limena, in provincia di Padova. 3


Per un ritratto


I genitori di Nono provenivano entrambi da famiglie piuttosto in vista. Il nonno paterno (1850-1918), Luigi come il nipote, era un pittore della scuola veneziana del secondo Ottocento; il fratello del nonno, Urbano, era uno scultore quotato, che insegnò all'Accademia di Belle Arti a Venezia ed ebbe tra i suoi allievi Arturo Martini. Il bisnonno Francesco Luigi era funzionario doganale, e visse per lungo tempo a Sacile, in Friuli, pur essendo di origini padovane. Il padre di Nono, Mario (Venezia, 1890 - 1975), partecipò alla prima guerra mondiale come artigliere capitano; visse sempre a Venezia, dove lavorò come ingegnere capo della Cassa di Risparmio e all'Istituto Federale di Credito, ricoprendo, dopo la guerra, la carica di presidente della Commissione edilizia e della Commissione per la tutela del patrimonio. Mario Nono coltivava nelle ore libere una fortissima passione per l'arte, soprattutto per la pittura e per la musica, oltre che per la letteratura: la figlia Rina lo descrive come un uomo «molto colto: aveva sempre un libro in mano ed ascoltava sempre musica, aveva una magnifica biblioteca, 4 una stupenda raccolta di quadri dell'Ottocento veneziano ed un completo assortimento di dischi con tutte le varie interpretazioni di tutti i direttori d'orchestra». 5 Con la moglie, era frequentatore assiduo delle rassegne concertistiche - aveva il posto in platea alla Fenice - e di conseguenza conosceva bene l'ambiente musicale veneziano: non un dettaglio questo, dato che fu proprio il padre a raccomandare Nono a Gian Francesco Malipiero (risultandogli inconcepibile, poi, che dopo qualche anno il figlio si allontanasse da Malipiero per seguire Maderna...). Entrambi i genitori di Nono suonavano il pianoforte a livello amatoriale.


Mario Nono viveva, secondo i ricordi degli intervistati, proiettato nel mondo della cultura ottocentesca, coltivando il mito del padre artista: 6 nelle parole di Carlo Berghinz «era una persona perfettamente ottocentesca». 7 Questa propensione sembra lo distogliesse da tutto il resto, ed in particolare dalla politica, della quale sembra si disinteressasse completamente, pur attestandosi su posizioni tendenzialmente conservatrici. Le interviste delineano un profilo del padre piuttosto netto, abbozzando il ritratto di una persona seria, austera, severa, con cui i figli avevano un rapporto spesso conflittuale, ma allo stesso tempo molto retta e integra, onesta in modo assoluto, dai principi saldissimi.


La madre, Maria Manetti (Venezia 1891 - 1976), discendeva, per parte di padre, da una famiglia di avvocati e notai per lunga tradizione, tra i quali Dario Manetti, patriota veneziano esiliato con Daniele Manin nel 1849. Per parte di madre era dei Priuli Bon, un'antica famiglia veneziana. La nonna del compositore, la «contessina» Rina Priuli Bon, aveva una bella voce e cantava e suonava il pianoforte (il pianoforte su cui Nono farà le sue prime esperienze era quello della nonna). A detta degli intervistati la madre del compositore era una donna «solare, ridanciana», «pacifica», e più aperta e permissiva con i figli rispetto al padre. Era molto impegnata in attività di beneficenza, soprattutto con la società di San Vincenzo de' Paoli.


La famiglia Manetti possedeva a Limena, nelle (allora) campagne presso Padova, ettari di terreni con annessa villa padronale, 8 nella quale la famiglia di Nono, assieme a quelle dei cugini, si trasferiva nei mesi estivi, fino alla fine della guerra. Secondo la cugina Liliana Castelli, compagna di avventure di quelle estati, il gruppo dei ragazzi viveva in un'atmosfera di grande libertà, giocando e correndo tutto il giorno per le campagne; ma anche cercando di applicare con i compagni di giochi - i figli dei mezzadri e degli affittuari - gli ideali di uguaglianza e solidarietà che, a suo dire, facevano parte del patrimonio di valori dei Manetti. A questo proposito Liliana Castelli ha tracciato un quadro interessante di questo ramo della famiglia, della cui influenza Nono ha sicuramente risentito: «Avevamo i padri che erano tutti antifascisti, quindi erano tutti socialisti 9 […]. La politica era qualche cosa che era insita nel sangue […]. Io ho fatto politica sempre, perché sono andata, subito dopo la guerra, a urlare nelle piazze contro la monarchia, quindi ho sempre fatto politica. 10 Mio fratello Mario, il gesuita, ha fatto il prete operaio […]; in questo ambiente anticattolico, diciamo la verità, è entrato nell'ordine dei gesuiti, con un grande scandalo […]. C'era questa grande apertura a casa nostra, e credo che sia stato molto importante per la nostra formazione». Liliana ricorda che alle pareti della villa erano appese incisioni raffiguranti la rivoluzione francese; e che un fratello della madre di Nono - che fu anche sindaco socialista di Limena - era molto vicino a Matteotti («ricordo la morte di Matteotti come un lutto in famiglia»). Ricorda inoltre che anche tra ragazzi si discuteva di valori, di religione, di politica, non accettando, ad esempio, che i loro genitori, pur dichiarandosi socialisti, lasciassero i contadini affittuari a vivere in condizioni disagevoli. Giuseppe Piva, che essendo figlio dei custodi della villa risiedeva stabilmente a Limena, offre un altro punto di vista: «Limena attendeva l'arrivo della famiglia diciamo ‘nobile', ‘di massimo livello' qua a Limena. C'era la povertà allora. E spesso loro facevano molta carità […]. Non facevano pesare... ; anzi, andavano proprio in cerca di chi aveva bisogno. C'erano bambini che andavano a carità, a mendicare; si sedevano sui gradini […] delle case più benestanti, in attesa di un tozzo di pane, o di un piatto di minestra. Loro erano molto aperti».


L'impressione generale raccolta dalle interviste è che l'infanzia di Nono sia stata un'infanzia tranquilla, fatta di giochi sulle Zattere, 11 di giorni passati in giro per le campagne, o a giocare a tennis e a ‘guardie e ladri' nel giardino della villa di Limena con gli amici e i cugini, d'estate; di giri in barca in laguna e di bagni al Lido; di musica ascoltata in casa dai dischi del padre e a qualche primo concerto - Rina Nono ricorda un Falstaff a cui, da piccoli, sono stati portati dal padre; di cultura respirata in casa, soprattutto quella cultura dell'Ottocento da cui Nono rifuggirà pochi anni più tardi.


Nono, dopo aver frequentato la scuola elementare maschile “San Samuele”, a San Marco, 12 si iscrive, nel 1934, al Ginnasio-Liceo Classico “Marco Polo”, una delle migliori scuole di Venezia, che frequenterà per i cinque anni di Ginnasio più i tre di Liceo allora previsti. 13 Sono gli anni del tentativo di fascistizzazione forzata della scuola dei ministri De Vecchi e Bottai, 14 un tentativo che tuttavia trovava opposizione in professori dichiaratamente antifascisti come Francesco Rossi, insegnante di latino e greco di Nono e successivamente amico del compositore. 15 Nel 1942 si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Padova, all'epoca un ambiente che Nono stesso definì «intellettualmente molto stimolante», 16 grazie alla presenza di professori del calibro di Norberto Bobbio.


Parallelamente alla normale istruzione scolastica, Nono segue un percorso di formazione musicale che grazie alle interviste è ora possibile ricostruire in maniera sufficientemente chiara. Cresce in un ambiente pieno di musica, in una casa dove, come ricorda la sorella Rina, «tutti i giorni c'era la musica che andava» e dove, anche per lo status sociale della famiglia, appartenente ad una fascia medio-alta e colta, era del tutto plausibile che i figli si cimentassero con lo studio di uno strumento. La cugina Liliana dice che Nono iniziò lo studio del pianoforte «perché a casa si doveva fare il pianoforte - io facevo violino - perché faceva parte dell'educazione borghese». Individuare una data per questi primi studi pianistici è arduo: Rina Nono indica approssimativamente l'età dei sei o sette anni, quindi attorno al 1930-31, e Liliana ricorda che cominciò «da piccolo». Tuttavia Nono ricordava di aver iniziato attorno ai dodici anni. 17 Rina ricorda che Nono ebbe come insegnante la signora «Gigetta» Alessandri, un'amica della madre che però ad un certo punto si trasferì a Roma. Che fosse per questo o per altre ragioni - Nono diceva «perché era noioso» 18 - lo studio del pianoforte fu interrotto per un periodo. Qualche anno più tardi (anche qui le date non coincidono) Nono riprese lo studio del pianoforte, a quanto pare ben più motivato. Le interviste hanno fatto emergere un fatto non noto: Nono studiò con Gino Gorini, un notevole pianista e compositore della ‘scuola' di Malipiero, primo esecutore in Italia della Rhapsody in Blue di Gershwin, nel 1932 e di molta altre ‘nuove musiche', tra le quali il Concerto per due pianoforti e strumenti di Maderna. 19 Probabilmente Nono si rivolse a Gorini su indicazione di Malipiero, che aveva conosciuto grazie al padre nel 1941, a diciassette anni, ed iniziò a prendere lezioni private da lui quello stesso anno. Questo apprendistato con Gorini preparò Nono agli studi di composizione al Conservatorio con Raffaele Cumar e con Malipiero. È sorprendente perciò che non sia possibile rintracciare negli scritti e nelle numerose interviste rilasciate da Nono un cenno a questo periodo di studio con Gorini, che senz'altro è stato un primo canale di accesso ad un repertorio più moderno. Dato che Gorini divenne negli anni un personaggio importante nella vita musicale veneziana, l'omissione di Nono appare del tutto volontaria, dovuta probabilmente a divergenze sorte successivamente. In generale tuttavia l'intero periodo precedente allo studio con Maderna risulta confuso, o quanto meno ‘schiacciato' nel ricordo di Nono, che faceva risalire all'incontro con l'amico e maestro Maderna l'inizio della sua «vera» formazione musicale, ovvero anche, presumibilmente, la nascita di una prima coscienza della propria personalità artistica. Nonostante l'indubbia importanza della figura di Maderna, e anche se quest'ultimo sosteneva che al Conservatorio l'allievo-amico non avesse imparato «nulla di significativo», 20 in base a quanto detto finora si può supporre che Nono avesse ricevuto una formazione musicale un po' più graduale e forse un po' più solida di quanto sembri emergere da alcune sue affermazioni.


Quest'ipotesi è sostenuta anche dal fatto che alla fine del Liceo Nono aveva già una forte passione per la musica, alla quale si dedicava con impegno. Si iscrisse alla facoltà di legge quasi solo «per assolvere un obbligo di famiglia»: 21 il padre voleva che imparasse una professione, e gli accordò il permesso di studiare musica a patto che seguisse un corso universitario di altro genere. Gli intervistati hanno sottolineato in modo concorde la mancanza di interesse di Nono per lo studio universitario, ricordando come egli lo vivesse come una perdita di tempo rispetto alla passione per i suoni.


Gli interessi di Nono liceale e poi studente universitario si orientano anche verso la pittura e la letteratura, segnalando un'apertura e una forte capacità e necessità di creare interconnessioni tra la musica e le altre arti che sarà poi uno dei tratti distintivi della personalità del compositore. Carlo Berghinz ricorda un forte interesse comune per «la pittura contemporanea, perché andavamo a vedere tutto quello che c'era di ‘vedibile', che poi era la Galleria del Cavallino in Riva degli Schiavoni, era il centro dell'arte contemporanea». La Galleria del Cavallino, i cui spazi furono allestiti da Carlo Scarpa, era in effetti uno dei centri culturali più interessanti della città. Aperta nel 1942 da Carlo Cardazzo, rappresentava un ponte tra la Venezia del tempo di guerra e l'arte più attuale sia italiana che straniera, funzionando al contempo anche come casa editrice e come luogo d'incontro e di diffusione della cultura internazionale, anche musicale. 22 Nono, la sorella e gli amici vi si recavano per ampliare i loro orizzonti, per comprare qualche libro delle Edizioni del Cavallino (nella biblioteca di Nono ne è conservato qualcuno) e per vedere i quadri di Campigli, Carrà, Sironi, Morandi, De Chirico e molti altri. Un'altra fonte di stimoli culturali nella città lagunare era la casa del radiologo Arcangelo Vespignani, socialista, collezionista di arte contemporanea, i cui figli Giovanni, Luigi ed Anna erano buoni amici di Nono.


La chiusura di Venezia durante la guerra era compensata dalla facilità con cui si potevano incontrare personalità artistiche e culturali di rilievo, come ha evidenziato Carlo Berghinz: «Era abbastanza spontaneo frequentare artisti e in quel periodo ce n'era una gran concentrazione a Venezia, molti erano venuti a rifugiarsi ritenendola una città più tranquilla di molte altre». Inoltre la posizione sociale di Nono, così come la rete delle amicizie e conoscenze familiari lo favoriva in maniera particolare, come rivela un episodio raccontato da Carlo Berghinz a proposito dell'incontro con Arturo Martini, lo scultore: «Noi […] abbiamo sempre avuto delle amiche carine, simpatiche, e per cui avevamo tutti e due una maggiore o minore inclinazione, la sua in genere raccolta, perché veramente era un ragazzo affascinante […]; allora c'era una di queste amiche molto care che compiva gli anni, e noi siamo riusciti non so come a racimolare cinquecento Lire, dopo di che siamo andati a suonare alla porta dello studio di Martini. Gigi si è presentato come nipote del Luigi Nono, che era un nome ancora molto conosciuto; siamo stati accolti in maniera molto simpatica, e gli abbiamo spiegato [che] il nostro problema era quello di avere, con questa modesta cifra, qualcosa da regalarle, se potevamo avere una prova di studio; e alla fine ha scelto e ce l'ha data».


Il racconto della vita di Nono da giovane confluisce nella storia del periodo della Resistenza, che rappresentò una cesura importante nella vita del compositore. Senza dubbio questo fu il momento della sua formazione politica e del suo primo orientamento verso il comunismo, maturato successivamente durante il sodalizio con Maderna, conosciuto nel 1946, e l'incontro con la compositrice brasiliana Eunice Catunda nel 1948. Nuria ricorda che della sua esperienza durante la Resistenza Nono «non parlava tanto, perché diceva che non aveva avuto un ruolo importante». Questa reticenza non aiuta a fare luce su quel periodo, di cui possono testimoniare però le preziose parole dei parenti e degli amici del tempo. La guerra era iniziata quando Nono frequentava il penultimo anno di Liceo. Gli fu possibile evitare il servizio militare grazie all'intervento di Arcangelo Vespignani, che probabilmente ‘enfatizzò' ad arte qualche piccolo problema di salute (Pivato: «Ci fece di tutto, in tempo di guerra, perché non stessimo sotto le armi»). Si trovava dunque in posizione regolare, e per questo non fu costretto alla clandestinità e poté godere di una discreta libertà di movimento, mentre molti altri dovettero fuggire e nascondersi (Emilio Vedova ad esempio, che Nono conobbe nel 1942, per essersi “compromesso” durante i giorni della caduta del fascismo dovette scappare da Venezia, per poi unirsi alle formazioni partigiane in montagna). 23


Non molto si è riuscito a capire dell'influenza dell'ambiente universitario, nel quale Nono potrebbe in via ipotetica essere venuto a contatto con gruppi clandestini di resistenza al fascismo, ma, secondo Albano Pivato, che frequentò con lui la facoltà di legge, in realtà a Padova ci si recava il meno possibile. Pivato, allora fidanzato con la sorella Rina, rappresentò il contatto più diretto di Nono con gli ambienti dell'antifascismo veneziano. Il futuro cognato, che in semiclandestinità si muoveva tra Venezia e il bellunese e scontò anche un periodo in carcere, faceva parte di una missione militare dell'OSS (Office for Strategic Services), la missione Margot Hollis, deputata a compiti di intelligence e collegamento tra le forze alleate e le formazioni partigiane del veneto. 24 Nono e la sorella, pur non facendo parte della missione, affiancavano e sostenevano Pivato in vari modi. Nono, la sorella, Carlo Berghinz ed Ennio Gallo collaboravano con Pivato alla stampa di una pubblicazione clandestina, intitolata Fedeltà all'Italia, nell'abitazione di Berghinz, sopra agli uffici della compagnia di navigazione Adriatica nella quale lavorava il padre di quest'ultimo. Il palazzo dell'Adriatica, alle Zattere, era occupato dalle SS, ma i ragazzi riuscivano comunque ad entrare ed uscire con i ciclostilati che poi distribuivano per Venezia. Nono e la sorella inoltre aiutarono Giovanni Tonetti detto «il Conte Rosso», rappresentante del PSIUP (Partito Socialista di Unità Proletaria) nel Comitato di Liberazione Nazionale, a scappare da Venezia, portandolo con la loro barchetta attraverso la laguna. Nono aveva anche altri contatti - su cui non è stato possibile sapere di più - che lo portarono a nascondere delle armi in casa, all'interno di una barca inutilizzata che teneva in un magazzino, in vista dell'insurrezione armata. Il giorno della Liberazione, che a Venezia fu il 28 Aprile, Nono partecipò sotto il comando di Pivato all'occupazione di un albergo e di un commissariato.


La posizione di Nono durante la Resistenza non fu dunque di primo piano ma, come si diceva, non è solo l'insieme dei fatti documentabili che qui interessa ai fini di un ritratto del compositore da giovane, bensì anche tutto ciò che possiamo capire dello sfondo dal quale far emergere quel ritratto. Il contributo personale di Nono - destinato probabilmente a rimanere in parte oscuro - fu presumibilmente simile a quello che molti altri cittadini apportarono con una rete di piccole azioni, non prive di rischio, sostenendo amici e conoscenti magari coinvolti più direttamente in attività clandestine. Questo sfondo ci dice che Nono faceva in qualche modo parte dell'ambiente dell'antifascismo veneziano, ne respirò le idee ed i valori, conobbe persone e visse situazioni che, per quanto forse non tanto notevoli da comparire nei libri di storia, contribuirono a costituire un sostrato importante di memorie ed esperienze destinate ad essere rielaborate sia a livello politico che artistico negli anni successivi.



Note



1 Sulla vita di Nono il contributo più importante rimane per ora l'autobiografia curata da Enzo Restagno, sicuramente il serbatoio più ricco di notizie: AA.VV., Nono, a cura di Enzo Restagno, Torino, EDT 1987. Cfr. inoltre Jurg Stenzl, Luigi Nono, Reinbeck bei Hamburg, RoRoRo, 1998; Gianmario Borio, v. Luigi Nono in The new Grove dictionary of music and musicians, a cura di Stanley Sadie, 2ª ed., London, Macmillan, 2001. Altro elemento utile per la conoscenza degli anni giovanili sono i pochi cenni di Nono al periodo della sua infanzia e giovinezza, riguardanti soprattutto gli studi musicali, rilasciate nel corso di interviste o comprese in qualche scritto d'occasione e raccolte in Luigi Nono, Scritti e colloqui, a cura di Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, 2 voll., Milano, Ricordi, 2001. In particolare: Ricordo di due musicisti, vol. I, pp. 307-9; Duo con Luigi Nono. Intervista di Martine Cadieu, vol. II, pp. 3-6; Colloquio con Luigi Nono su musica e impegno politico di Michele L. Straniero (1969), vol. II, pp. 47-75; Intervista di Bernd Leukert, vol. II, pp. 156-75; Intervista di Frank Schneider, vol. II, 224-6; Intervista di Philippe Albèra, vol. II, pp. 415-28.

2 Ringrazio Antonio Trudu per aver messo a mia disposizione una sua precedente intervista ad Albano Pivato.

3 Le interviste sono state video-registrate su richiesta dell'Archivio Luigi Nono (d'ora in poi, ALN), che conserva una copia in VHS delle interviste e la loro trascrizione (ALN, Video, P.11-13).

4 Parte della quale è confluita nella biblioteca di Nono conservata in ALN.

5 Rina Nono, La famiglia di Gigi, scritto inedito, 2004, in ALN, Documenti donati all'Archivio, D.10.

6 Cercando di acquistare tutti i quadri del padre e della scuola veneziana di fine Ottocento; Mario Nono dedicò inoltre al padre uno studio, edito solo di recente: Mario Nono (a cura di Giovanni Granzotto), Luigi Nono nell'arte e nella vita 1850 - 1918, Firenze, Morgana, 1990.

7 Dove non altrimenti specificato, le citazioni sono tratte dalle interviste consultabili in ALN.

8 La villa dei Manetti era stata costruita in posizione adiacente ad una barchessa (appartenente un tempo ad un'antica villa veneta andata distrutta) anch'essa di loro proprietà. Sia la villa dei Manetti che la barchessa sono tuttora esistenti.

9 Liliana Castelli si riferisce qui ai componenti della famiglia Manetti, e non al padre di Nono.

10 Liliana Castelli ha successivamente ricoperto la carica di Consigliere comunale a Venezia, come rappresentante della Democrazia Cristiana.

11 Ennio Gallo nella sua intervista offre un'immagine ancora fresca dei pomeriggi trascorsi a giocare sulle fondamenta e nei campielli veneziani.

12 Nono iniziò la prima elementare a cinque anni, nel 1929. All'esame di licenza, al termine dell'anno scolastico 1933 - 34, Nono ottiene “lodevole” in tutte le materie, ad eccezione che in Disegno, Canto, e Lettura espressiva, nelle quali riporta un “buono”. Cfr. le pagelle conservate in ALN, Documenti donati all'Archivio, D.09.

13 All'esame di maturità, il 20 Luglio 1942, riporta i seguenti voti: lettere italiane 7, lettere latine 7, lettere greche 6, storia 6, filosofia ed economia politica 6, matematica e fisica 6, scienze naturali, chimica e geografia 6, storia dell'arte 7, cultura militare 6, educazione fisica “esonerato” (cfr. ALN, Documenti donati all'Archivio, D.09). Le ragioni dell'esonero in educazione fisica non sono chiare.

14 Sulla scuola veneziana negli anni del fascismo cfr. Storia di Venezia. L'Ottocento e il Novecento, a cura di Mario Isnenghi e Stuart Woolf, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 2002, vol. III, pp. 1950-5.

15 Albano Pivato ricorda Francesco Rossi come il suo “primo maestro di antifascismo”. Di un professore antifascista di storia e filosofia, che deve aver avuto un'influenza analoga a quella del prof. Francesco Rossi, racconta anche Cesco Chinello, quasi coetaneo di Nono, nella sua Autobiografia resistenziale, in Albanese, Borghi, Nella Resistenza.

16 Restagno, Nono, p. 9.

17 Cfr. Colloquio con Luigi Nono su musica e impegno politico di Michele L. Straniero (1969), in Nono, Scritti e colloqui, p. 62.

18 Restagno, Nono, p. 62.

19 Su Gorini cfr. Giovanni Morelli, Per un ritratto di Gino Gorini, appunti, scritto inedito consegnato come hand-out per una giornata dedicata a Gorini presso la Fondazione Cini di Venezia il 18 Novembre 2004.

20 Intervista di Frank Schneider, in Nono, Scritti e colloqui, p. 224.

21 Restagno, Nono, p. 9.

22 Cfr. Antonella Fantoni, Il gioco del paradiso: la collezione Cardazzo e gli inizi della Galleria del Cavallino, Venezia, Cavallino, 1996.

23 Cfr. Dal Diario di un pittore partigiano, in 1943 - 1945. Venezia nella Resistenza. Testimonianze, a cura di Giuseppe Turcato, Agostino Zanon Dal Bo, Venezia, Tipografia Commerciale 1976, pp. 477-82.

24 Chiara Saonara, Le missioni alleate e la Resistenza nel Veneto, Venezia, Marsilio, 1990. Su Albano Pivato e Rina Nono durante la Resistenza cfr. anche le interviste loro dedicate in Albanese, Borghi, Nella Resistenza, pp. 233-69.


Bibliografia



Nella Resistenza : vecchi e giovani a Venezia sessant'anni dopo, a cura di Giulia Albanese e Marco Borghi, Portogruaro, Nuova dimensione, 2004.

Carlo Berghinz, [senza titolo], scritto inedito in ALN, Documenti donati all'Archivio, D.10.

Gianmario Borio, Luigi Nono in The new Grove dictionary of music and musicians, a cura di Stanley Sadie, 2ª ed., London, Macmillan, 2001.

Antonella Fantoni, Il gioco del paradiso: la collezione Cardazzo e gli inizi della Galleria del Cavallino, Venezia, Cavallino, 1996.

Storia di Venezia. L'Ottocento e il Novecento, a cura di Mario Isnenghi e Stuart Woolf, 3 voll., Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 2002.

Giovanni Morelli, Per un ritratto di Gino Gorini, appunti, scritto inedito consegnato come hand-out per una giornata dedicata a Gorini presso la Fondazione Cini di Venezia il 18 Novenbre 2004.

Luigi Nono, Ricordo di due musicisti, in Luigi Nono, Scritti e colloqui, a cura di Angela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, 2 voll., Milano, Ricordi, 2001, 2 v, vol. I, pp. 307-9.

Luigi Nono, Intervista di Philippe Albèra, in Nono, Scritti e colloqui, vol. II, pp. 415-28.

Luigi Nono, Duo con Luigi Nono. Intervista di Martine Cadieu, in Nono, Scritti e colloqui, vol. II, pp. 3-6.

Luigi Nono, Intervista di Bernd Leukert, in Nono, Scritti e colloqui, vol. II, pp. 156-75.

Luigi Nono, Intervista di Frank Schneider, in Nono, Scritti e colloqui, vol. II, pp. 224-6.

Luigi Nono, Colloquio con Luigi Nono su musica e impegno politico di Michele L. Straniero (1969), in Nono, Scritti e colloqui, vol. II, pp. 47-75.

Mario Nono, Luigi Nono nell'arte e nella vita 1850-1918, a cura di Giovanni Granzotto, Firenze, Morgana, 1990.

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Nono, a cura di Enzo Restagno, Torino, EDT, 1987.

Chiara Saonara, Le missioni alleate e la Resistenza nel Veneto, Venezia, Marsilio, 1990.

Jurg Stenzl, Luigi Nono, Reinbeck bei Hamburg, RoRoRo, 1998. 1943-1945. Venezia nella Resistenza. Testimonianze, a cura di Giuseppe Turcato, Agostino Zanon Dal Bo, Venezia, Tipografia Commerciale, 1976.